“Una serie di violenze a cui i cremonesi non avevano mai assistito”

“Una serie di violenze a cui i cremonesi non avevano mai assistito”, scrive il “Corriere della sera” commentando la grande manifestazione antifascista del 24 gennaio:

http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/15_gennaio_25/jesuiscremona-giorno-scontri-antagonisti-polizia-06f621f8-a48b-11e4-9025-a3f9ec48a2fa.shtml

Strano, perché considerando l’area in cui operò Roberto Farinacci, uno dei mazzieri più pericolosi del fascismo, direi che contadini, operai e il popolo cremonese tutto la violenza, quella vera, l’abbia conosciuta eccome, e potrebbe tranquillamente andare a spiegarla al “Corriere della sera”, che, al contrario di tanta stampa socialista, comunista o indipendente, la violenza fascista non l’ha davvero mai conosciuta, essendosi sempre ben guardato dall’avanzare alcuna critica nei confronti del regime mussoliniano, ma avendo invece avuto sempre premura di svolgere con diligenza il compitino di megafono del fascismo, senza mai permettersi di denunciare i massacri squadristi perpetrati dalle camice nere in tutta Italia.

Non avendo mai affrontato l’argomento, non è dunque strano se nell’archivio del “Corriere della sera” o nella memoria dei pennivendoli assoldati dal padrone di turno non vi sia alcuna idea della violenza, della sua realtà o dei suoi significati. Infatti sarebbe bastato anche un po’ di semplice buonsenso per capire come, parlando di “violenza a Cremona”, diventi più utile e appropriato interrogarsi sul senso dell’attacco squadrista subito dal CSA Dordoni solo pochi giorni fa: un assalto con spranghe che ha lasciato in fin di vita una persona a proposito della quale, ovviamente, il “Corriere della sera” non reputa sia il caso di parlare di “violenza”.

Episodi come quello che hanno mandato in coma Emilio o che, nel recente passato, hanno assassinato Dax a Milano o Renato a Roma, sono da considerare al massimo, per il “Corriere della sera”, “risse tra ubriachi” o “scontri tra punk”, quando non si preferisce parlare di “opposti estremismi” o di “rivalità calcistiche” per tirare un colpo di spugna sul senso politico degli avvenimenti.

Al contrario, il senso dell’assalto al csa Dordoni appare addirittura trasparente se lo si mette in parallelo con lo stillicidio di azioni violente che i gruppi fascisti hanno preparato e realizzato in tutta Italia. Dal rogo della libreria popolare dello spazio autogestito Grizzly di Fano all’assalto alla tifoseria dell’Ardita in trasferta a Magliano Romano, fino ad arrivare a Cremona e, soltanto il giorno dopo, a Parma, quando un’altra squadraccia ha provato a sfondare il portone di una casa occupata da famiglie in emergenza abitativa, la crescente iniziativa violenta dei gruppi fascisti può e deve essere inquadrata in un contesto politico più ampio: lo stesso contesto politico in cui l’evoluzione nazionalista della Lega di Salvini incontra la galassia nera italiana, fondendosi in un unico movimento fascioleghista, corteggiato dai media e accompagnato da tutte le tutele istituzionali del caso.

Già ieri, mentre la manifestazione antifascista organizzata a Cremona per dare una risposta concreta all’assalto del Dordoni era ancora in corso, si sono sprecati i soggetti politici pronti a stigmatizzare la “violenza”: dalla Cgil all’Anpi, da Sel all’Arci, è stato un coro univoco di “l’antifascismo non ha nulla a che fare con la violenza”… no?

http://www.cremonaoggi.it/2015/01/24/cgil-arci-e-anpi-violenza-che-non-ha-niente-a-che-fare-con-antifascismo%E2%80%9D/#more

E con cosa avrebbe a che fare quando è proprio la violenza ciò che consente al fascismo di interpretare il mandato padronale e di attaccare le sacche di resistenza alla generalizzata deprivazione dei diritti in corso?

Mentre, e non a caso, è sullo stesso csa Dordoni che inizia ad addensarsi la nube dei tanti, volenterosi e ovviamente falsi fustigatori della violenza –

http://www.laprovinciacr.it/news/cremona/108294/Il-sindaco—con-soggetti.html

– sono la stessa Cgil, la stessa Anpi, la stessa Sel e la stessa Arci a non trovare incredibile che un bieco individuo come Salvini sia libero di portare avanti un piano eversivo senza precedenti, di alludere nei suoi discorsi a minacce golpiste, di consentire la presenza all’interno della sua area di gruppi ai limiti del paramilitare e di incitare all’odio tutti i giorni, approfittando del grande spazio regalatogli dalla stampa compiacente sul genere de il “Corriere della sera”.

Ciò che però Salvini e i suoi sgherri conoscono benissimo, è la realtà di un’opposizione sociale autorganizzata, niente affatto disposta non soltanto a tollerare attacchi nei confronti dei compagni come Emilio, ma neppure a consentire inerme a pericolose pagliacciate stile “marcia su Roma” che la nuova Lega ha in programma nella Capitale il 28 febbraio.

Da questo punto di vista, un’altra falsità a carattere “etnico” apparentemente inutile scritta altrove dal solito “Corriere della sera” –

http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/15_gennaio_24/cremona-corteo-antagonisti-gli-scontri-casa-pound-348ea93e-a3da-11e4-808e-442fa7f91611.shtml

– secondo il quale la testa del corteo sarebbe stata presa “da un gruppo di romani, vestiti di nero e con caschi integrali, armati di aste e bastoni che avevano nascosto negli zaini”, è da leggersi come un’autentica minaccia nei confronti dei “malumori” che hanno accolto la notizia della manifestazione leghista. Intanto, comunque, essendo perfettamente al corrente che, sul piano in cui si trovano, lo scontro con i movimenti è inevitabile, con la moltiplicazione delle azioni violente i fascioleghisti stanno provando a conquistare nuovi spazi di legittimità proprio sul fronte della violenza, incontrando in questo tentativo – evidentemente riuscito – non soltanto la scontata compiacenza del “Corriere della sera”, ma persino il fiancheggiamento di realtà come Cgil, Anpi, Sel e Arci, a cui non resta che sventolare il simbolico fazzolettino arancione dell’opposizione-fantoccio, incarnando il dissenso educato dei benpensanti ma non certo la rabbia generalizzata delle masse.

Per questa ragione la giornata di Cremona ha avuto un’importanza epocale ed ha impartito una lezione da fare propria al più presto, riproducendo quella stessa determinata compattezza ovunque fascisti e leghisti abbiano intenzione di darsi convegno.

Le orde fascioleghiste, infatti, hanno ora in programma di prendersi lo spazio fisico e simbolico di un’importante piazza romana, soltanto il preludio a una situazione in cui attaccare e sgomberare spazi sociali e abitativi, come campi rom, picchetti operai e ogni luogo di dissenso pratico o teorico, diventerà un qualcosa di assolutamente “normale” nell’Italia asservita ai poteri forti messa in piedi da Renzi: il luogo migliore per dare modo al brodo di cultura fascistoide di lievitare fino alle più gravi conseguenze. Il luogo in cui, questo è bene saperlo, la parola “violenza” sarà utilizzata sempre per stigmatizzare chi si oppone. Almeno finché il cartello “vendesi” non verrà apposto soltanto sulla porta della sede di Casapound Cremona, ma anche sui palazzi dove tramano l’uscita in grande stile dalle fogne gli interpreti principali di questo disegno, a cominciare dalla Lega Nord di Milano.

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