Il dito, la luna, il sindacato e la lotta di classe. Note sullo sciopero “per la sicurezza” proclamato da CGIL, CISL e UIL

La storia della luna e del dito è la prima cosa che mi è venuta in mente nel momento in cui decidevo di scrivere questo pezzo. Fonte d’ispirazione è stata la decisione della CGIL, della CISL e della UIL in Toscana che, dopo l’aggressione subita da due ferrovieri delle FS nelle ultime ventiquattro ore, hanno deciso di proclamare per il 29 agosto otto ore di sciopero perché, dichiara Stefano Boni della Fit Cisl, “i ferrovieri hanno paura di andare a lavorare” (vedi “la Repubblica” del 28 agosto 2015, p.21).

Identiche le modalità delle aggressioni a cui si riferisce la decisione di incrociare le braccia. Si parla di calci e pugni sferrati ai controllori da passeggeri senza biglietto. Ed è esattamente a questo proposito che il vecchio adagio della luna e del dito viene in soccorso a chi scrive. Perché è senz’altro un dovere dei sindacati quello di occuparsi delle condizioni materiali di chi lavora e di lottare per il loro miglioramento, ma è davvero aumentando la polizia sui treni e nelle stazioni, come chiedono i sindacati, che si potrà davvero arrivare a parlare di sicurezza?

Il dito direbbe che questo articolo difende i criminali e giustifica atti come quello dell’aggressione a colpi di machete subita a Milano da un capotreno lo scorso 22 giugno o, nel tentativo di osservare il fenomeno dal punto di vista dei passeggeri, lo stupro avvenuto sul regionale Pisa-Livorno lo scorso 11 luglio… tutti discorsi che sarebbe inutile perdere tempo per rigettare alla volgare malafede dei mittenti!

Per fortuna che la luna, almeno in virtù della sua altezza, obbliga ad allargare il campo di osservazione e, senza mistificazioni di sorta, pone in modo preciso una sola domanda: a cosa è dovuto il dilagare degli episodi di violenza degli utenti di autobus e treni ai danni dei dipendenti delle varie aziende del trasporto pubblico?

Credere che questi episodi siano legati agli scarsi controlli di polizia è ridicolo. Al contrario, quello che sta succedendo è che con il dilagare della crisi le scelte diventano sempre più radicali, fino a imporre a una massa crescente di persone il dilemma: mangiare o pagare il biglietto?

Se di sicurezza si parla, insomma, occorre riferirsi alla sicurezza sociale: quella attaccata non con il machete, ma direttamente con i carri armati, dal governo della crisi targato PD, rispetto al quale la CGIL, la CISL e la UIL hanno un problema di complicità che i timidi distinguo pronunciati di tanto in tanto dalla Camusso non aiutano certo a risolvere.

Proviamo ancora a guardare le cose dal punto di vista della luna. Le leggi antipopolari – se non apertamente criminali – volute dalla cricca piddina si sprecano e quali sono state le indicazioni della CGIL, della CISL e della UIL nei confronti di iscritti e di lavoratori?

La risposta è: nessuna.

Mentre con il piano-casa dell’inquisito Maurizio Lupi decine di migliaia di famiglie costrette a scegliere la strada dell’occupazione abitativa vengono private insieme al diritto alla residenza anche del diritto di ricevere cure mediche o di iscrivere i figli a scuola, cosa hanno fatto i dipendenti delle anagrafi?

Fedeli alla consegna governativa, hanno applicato una legge contraria persino al merito della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: quella che individua nella casa un diritto fondamentale della persona. E dai sindacati neppure una parola.

Francamente c’è da essere stupiti dalla mancanza – almeno fino a questo momento – di aggressioni ai danni di dipendenti di circoscrizioni e di uffici comunali, non del loro contrario. E allo stesso modo, parlando di una galoppante e odiosa “guerra tra poveri”, perché adesso che il diritto alla salute è stato annientato dalla nuova “riforma” della sanità, non dovrebbero, per esempio, essere prese d’assalto le farmacie a discapito di chi lavora in questi negozi? Voi sapreste negare, nel nome di una presunta “legalità”, le cure necessarie a vostro figlio o a una persona che amate?

E ora che una semplice multa per divieto di sosta può mettere in discussione il reddito settimanale di una famiglia, sarebbe strano scoprire che il lavoro di ausiliare del traffico sia diventato pericoloso?

Per non parlare degli ufficiali giudiziari incaricati di eseguire gli sfratti: lo andassero a spiegare alla famiglia che sono incaricati di buttare in mezzo alla strada che loro stanno soltanto facendo il proprio lavoro… “ho obbedito agli ordini”, in fondo, (e questo vale per poliziotti, carabinieri eccetera) è già stata la tipica giustificazione di chi si occupava dei campi di concentramento e, “in nome della legge”, torturava persone e compiva stragi.

Si potrebbe andare avanti e parlare dei supermercati, considerando che per un popolo affamato come quello capitato in Italia nel 2015 arrivare a lanciarsi all’assalto di supermercati e simili non dovrebbe essere un particolare problema ed è difficile, in queste condizioni, evitare ulteriori problemi tanto ai cassieri quanto ai guardioni assoldati per svolgere i servizi di protezione aziendale.

Atti simili, in una simile condizione sociale, dovrebbero essere considerati fenomeni naturali alla stregua della pioggia: le nuvole nere sotto le quali stiamo vivendo la annunciano, ma di sicuro non la impediscono. Al contrario, a impedire simili modalità della protesta (non le sue ragioni, sacrosante: da fare proprie a livello ideologico e materiale) potrebbero essere, nell’ordine: un movimento autorganizzato che, dal basso, dia obbiettivi di radicale cambiamento dell’esistente alla giusta necessità di procedere alla riappropriazione di massa (cioè di espropriare gli espropriatori), affiancato da una forza sindacale in grado di guardare davvero alla luna e, quindi, di animare una formidabile stagione di resistenza civile e di sostenere la disobbedienza di quei lavoratori che si rifiuteranno di applicare le misure sempre più impopolari pretese da gente come Renzi e gli altri esponenti del Partito Democratico (portaborse di Sel compresi), chiaramente al servizio dei desiderata di banche e troike varie, non certo del bene comune.

Fuori da questo campo, parlare di “sindacato” in rapporto a CGIL, CISL e UIL diventa complesso. Considerando come già oggi accostare questa parola alla triplice è ai limiti della bestemmia, l’azione di CGIL, CISL e UIL non sembra avere nulla a che fare con quella sicurezza sociale richiesta a gran voce dai lavoratori come dai cittadini tutti. Al contrario, queste sigle sembrano piuttosto partecipi di quell’organismo reazionario di massa che, nel nome della crisi, il Partito Democratico sta cercando di costruire separando un pezzetto di Italia ancora garantita e solvibile da tutto il resto del paese. È notizia di ieri, per esempio, che, dopo essere intervenuto al meeting di Comunione e Liberazione (e dove se no?) Renzi abbia promesso l’abolizione delle tasse sulla prima casa… perfetto: ma chi non ha una casa?

Chi non ha nemmeno una casa sarà preda dell’aumento delle imposte indirette, come il prezzo dei biglietti dei mezzi pubblici, a cui si darà mandato di finanziare lo sgravio proposto ora del governo. Ed è per questo che l’unica battaglia che merita di essere combattuta nel nome della sicurezza sociale è quella per la gratuità dei mezzi di trasporto e dei servizi essenziali (scuola, salute, utenze vitali… sono diritti, non merci!), non certo quella per l’aumento dei controlli di polizia né, tanto meno, quella a favore degli sgravi legati alla rendita immobiliare. Ma è proprio nei termini di questa opposizione che la crisi scolpisce in maniera sempre più netta i lati della barricata in quella che è la natura contemporanea della lotta di classe. Schierati sui lati opposti dell’oppressore e dell’oppresso, il dito e la luna hanno già scelto da che parte stare.

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