Nel paese dei palloni quadrati

Non si investe nell’istruzione e i genitori faticano a coprire i costi, elevati, che persino la scuola pubblica comporta – per questo sarebbe strano stupirsi del drastico calo dei numeri di chi si è potuto permettere di accedere all’università negli ultimi vent’anni. In più la disoccupazione dilaga e l’impoverimento generale, anche di chi un lavoro (malpagato e precario) lo ha, avanza senza che nessuno voglia, sappia o possa costruire una diga utile ad arginarlo… e se è sulle famiglie che deve ricadere, come ricade, il costo utile a consentire ai bambini di praticare attività salutari come lo sport, ebbene questo genere di costi sono i primi a essere tagliati dagli scheletrici bilanci familiari – e per questo sarebbe strano stupirsi se l’Italia corre più che seriamente il rischio di essere esclusa dei prossimi mondiali di calcio. Allo stesso modo anche la salute è diventata un diritto solo per chi ha in tasca i soldi utili a comprarlo. E se ci si stupisce per i sempre meno ragazzi che riescono a laurearsi o per l’Italia che non riesce ad andare ai mondiali, cosa potremmo dire dell’aumento della mortalità infantile o della diminuzione della vita media? – lo stupore temo che non basti. La palla è rotonda e questo, contribuendo al fascino di uno sport come il calcio, rende sempre incerto il risultato. Ma continuare a sopportare la classe dirigente di un paese che condanna all’analfabetismo funzionale, alla miseria e alla morte precoce chi ci abita è come essere un calciatore calciatore costretto a disputare la partita con un pallone quadrato. Per questo dovremmo stupirci se l’Italia riuscirà a qualificarsi per i mondiali, non del contrario. Per questo dovremmo stupirci se l’Italia continuerà ad alimentare la sua classe dirigente, non del contrario.