Scritto sotto la forca: il ritorno di un capolavoro censurato dai tempi che corrono

Scritto sotto la forca di Julius Fučík
Scritto sotto la forca di Julius Fučík 

Siete stati condannati a morte, ma non sapete quando la sentenza verrà eseguita. Però avete qualche foglio di carta velina e un mozzicone di matita. La vita siete consapevoli di esservela lasciata alle spalle nel momento in cui la Gestapo vi ha tratto in arresto eppure, anche tra il dolore atroce delle torture che avete subito, non avete dubitato neppure per un attimo di essere parte di un futuro di giustizia e libertà. Ora, quanto tempo passerà prima che il boia giunga a infilare il vostro collo in un cappio? Un’ora, un giorno, un mese? Non ha nessuna importanza. Ci sono i fogli di carta velina e un mozzicone di matita. E ai nazisti che si illudono di potervi strappare l’anima non smettete neppure per un attimo di ricordare che voi siete vivi e che i morti sono loro. Lo fate con un libro che è un capolavoro assoluto. Si intitola “Scritto sotto la forca” e lo ha scritto Julius Fučík, militante comunista ed eroe della Resistenza cecoslovacca. C’è stato un tempo in cui un simile libro consentiva a chi lo leggeva di fremere di indignazione e di trasformare la sua rabbia in impegno, quindi in azioni capaci di produrre cambiamenti: un filo rosso che legava l’autore ai suoi lettori in un sentimento simile a ciò che altri hanno definito “immortalità”. Poi quel filo si è spezzato, uno scrittore-partigiano come Fučík è stato dimenticato e così, se una volta eravamo nani arrampicati sulla schiena dei giganti, ora siamo nani che hanno iniziato a scavare sempre più in profondità quando già si credeva di avere toccato il fondo. A cosa abbiamo rinunciato dimenticando Fučík? A un’opera-cardine del canone di un’Europa orgogliosamente antifascista, che ha smesso di definirsi tale spacciandosi prima come “democratica” e poi rinunciando a qualunque questione ideologica: quello che conta è reprimere con la massima violenza possibile affinché gli stessi personaggi che incoronarono l’ascesa di Hitler o di Mussolini, le stesse ditte che si arricchirono costruendo forni crematori o grazie alle commesse di guerra, possano oggi continuare a devastare, saccheggiare, fare la guerra e fatturare… per questo un libro come “Scritto sotto la forca” non si stampava più, non si leggeva più, non faceva più discutere. Almeno fino a oggi. Mentre “Scritto sotto la forca” di Fučík ritorna e afferma che i libri non sono tutti uguali. Alcuni sono merce da consumare. Altri sono micce da accendere. A ciascuno la scelta.

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Julius Fučík
SCRITTO SOTTO LA FORCA
Memorie di un condannato a morte della Resistenza antinazista

Il volto di Julius Fučík, come la sua firma, spesa per fomentare la ribellione contro l’invasione nazista della Cecoslovacchia, erano ben conosciuti dalla polizia hitleriana. Un motivo che avrebbe convinto molti ad abbassare la testa, a cercare di nascondersi, a fuggire, a fare qualunque cosa pur di non ritrovarsi tra le mani della Gestapo. Fučík, però, fa una scelta diversa. E in qualità di responsabile della stampa clandestina moltiplica i suoi sforzi a vantaggio del Partito Comunista e della resistenza cecoslovacca, convinto che nulla, nemmeno la propria vita, poteva essere più prezioso di un futuro dove la distruzione del nazismo sarebbe stata identica a una necessaria rivoluzione sociale. Arrestato a Praga dalla Gestapo nel 1942, il giornalista-partigiano viene torturato a lungo e brutalmente, è ridotto in fin di vita eppure non parla. Altri continueranno la lotta dopo di lui, fino alla vittoria, mentre per Fučík lo spettro della forca si avvicina. All’eroe della resistenza cecoslovacca non resta molto da vivere, ma può contare su un mozzicone di matita e su un mucchietto di sottilissimi fogli di carta velina. Ed è a questi fogli che Fučík consegna il suo capolavoro: un libro terribile e meraviglioso; un atto di amore nei confronti dell’umanità futura e, allo stesso tempo, per il nazismo, una condanna a morte senza appello.

Julius FučíkJulius Fučík: figlio di un operaio metalmeccanico, nasce a Praga nel 1903 e, a soli dodici anni, collabora già con il periodico «Slovan». Nel 1921 s’iscrive al Partito Comunista Cecoslovacco, continuando a interessarsi di arte e letteratura. Membro della resistenza antinazista, viene arrestato dalla Gestapo nel 1942 e, dopo terribili torture e un processo-farsa, trasferito a Berlino, dove viene giustiziato l’8 settembre del 1943. Tradotto in decine di lingue, Scritto sotto la forca (Red Star Press) è considerato all’unanimità il suo capolavoro.