Ex Telecom Bologna: resistere si può, vincere bisogna

Un bambino piccolo, usando le piccole dita della sua mano, non sarebbe stato più capace di tenere il conto: Uno, dieci, cento blindati, questa mattina all’alba, hanno invaso via Fioravanti, dietro la stazione di Bologna ed esattamente di fronte agli uffici del Comune. Armati di tutto punto, gli uomini e le donne delle forze dell’ordine sono scesi dagli automezzi e hanno immediatamente circondato il palazzo della Ex Telecom, un luogo già abbandonato ma che dallo scorso dicembre trecento persone hanno iniziato a chiamare “casa”. Questo è il numero delle persone che vivono in quel luogo: una delle più grandi occupazioni abitative italiane, ma anche una delle più vivaci. Perché come in ogni casa che si rispetti, sotto quel tetto non ci si è riparati soltanto dal freddo e dalla pioggia, ma è stata costruita solidarietà, rispetto reciproco, vera integrazione culturale e possibilità concrete di riscatto per chi è stato derubato di ogni cosa ma che, a partire dalla Ex Telecom, ha potuto rialzare la testa, sfidare un presente di soprusi e umiliazioni e tornare a progettare un futuro. Oh, se solo si potesse contare l’amore da cui l’Ex Telecom è stata avvolta! I cento blindati bolognesi sarebbero immediatamente spazzati via. Un intero esercito non avrebbe il valore di una singola storia tra le moltitudini che hanno visto protagonisti gli occupanti e le occupanti della Ex Telecom. Ne racconto una soltanto, perché sarà abbastanza. La storia di una giovane coppia marocchina. Lei aspetta un bambino. Passano i giorni, ma il piccolo ha fretta. Forse vuole conoscere i tanti amichetti e le tante amichette – nella Ex Telecom ci sono un centinaio di bambini – che lo aspettano lì, nel grande piazzale interno ai vecchi uffici abbiandonati. Fatto sta che il bambino spinge e una notte, all’improvviso, alla mamma si rompono le acque… il bambino sta nascendo!

Il giovane papà si spaventa, la mamma non sa bene che fare… in Marocco, però, c’è un’altra mamma, la nonna, che i suoi figli li ha partoriti in casa. E se l’ambulanza, chiamata, ritarda, la sapienza popolare supera il mare: si fa così e così, ordina la nonna da Casablanca. E un manipolo di donne dell’occupazione, nate in ogni continente, si trasforma in ostetriche esperte sotto la guida della nonna marocchina: mettono a bollire l’acqua e preparano gli asciugamani… proprio come si vede nei film. Il piccolo nasce nella nuova casa occupata, tra le grida di gioia e le lacrime d’emozione di tutta la Ex Telecom: quando arrivano i medici possono solo dire che sta bene e che tutto, compreso il taglio del cordone, è stato fatto alla perfezione. Quel bambino, in questo momento è lì, in quel palazzo: gli uomini e le donne in divisa non vogliono che cresca libero e felice, non lo vuole il Pd locale né il Pd nazionale, non lo vuole la prefettura, non lo vuole la questura e non lo vogliono nemmeno i tanti leoni da tastiera, abituati a pontificare ma incapaci di agire.

Questa mattina, alla Ex Telecom di via Fioravanti la polizia e i carabinieri stanno sputando su ciò che esiste di più sacro. Una comunità di vita e di lotta che ha sovvertito la regola delle tante case senza gente e della tanta gente senza casa. Quella gente, la nostra gente, è stata già caricata diverse volte in via Fioravanti: ci sono molti feriti, c’è il sangue che cola sull’asfalto, eppure si sta resistendo.

LA EX TELECOM NON HA NESSUNA INTENZIONE DI ABBANDONARE LA LOTTA

La cosa più schifosa, insieme agli assessori del partito democratico che assistono allo scempio dalle finestre dell’edificio Comunale (vergognatevi di esistere!) è, forse, la vista degli assistenti sociali che stanno minacciando madri e padri: sono pronti a togliere i figli a chi resiste; ma non lo permetteremo ma, non staremo a guardare un simile abominio.

In tutta Italia, di fronte alla Ex Telecom, vogliamo piangere le stesse lacrime di gioia e di emozione che abbiamo pianto quando abbiamo saputo del parto assistito dalla telefonata dal Marocco. La gioia che vogliamo piangere è quella di una resistenza capace di durare un minuto in più del nostro nemico e l’emozione, allora, sarà quella di un nuovo inizio: non più una difesa, ma un clamoroso attacco alla riconquista di tutti i diritti. Una casa in cui vivere, un lavoro dignitoso, una scuola piena di colori, una sanità aperta a tutti e a tutte. Questa è la partita che si sta giocando in questo momento a Bologna, e allora: perché state ancora leggendo questo pezzo?

ECCO COME SI STA RESISTENDO ALLA EX TELECOM

Se siamo ancora capaci di farci stringere il cuore e di sentire un briciolo di indignazione non diamola vinta alle forze del male, non lasciamo soli le mamme e i papà di Bologna insieme ai mostri: lasciamo il lavoro, usciamo dalle case, riversiamoci nelle strade!!! A Bologna il presidio dei sodali cresce di minuto in minuto e la granitica certezza delle forze dell’ordine si incrina: oggi non si passa, dicono le bandiere degli occupanti saliti sul tetto decisi a restare lì. Oggi non si passa dicono le signore che sbattono sui muri i coperchi delle pentole. Oggi non si passa dicono i bambini e persino le loro maestre e i loro maestri, i Partigiani della Scuola Pubblica, accorsi sul posto.

In tante città italiane, sono stati chiamati presidi di solidarietà, punti di raccolta decisi a scongiurare questa ennesima infamia: da Alessandria a Palermo, da Brescia a Roma, dove i sodali del movimento per il diritto all’abitare hanno fissato una manifestazione per le 17, a Porta Pia, sotto le finestre di Del Rio, uomo forte di Renzi nonché ministro attualmente responsabile della grave crisi degli alloggi in Italia.

Oggi è una di quelle giornate dove la storia accelera la sua corsa, vibrando dalla voglia di essere scritta, non con le parole, ma con i corpi di chi sceglierà di stare dalla parte giusta.

Oggi è una di quelle giornate in cui la sinistra italiana è chiamata a dire “io c’ero” mentre, delle guardie e dei loro padroni in doppiopetto, bisogna che a fine serata si possa dire “non ci sono più”.

Perché oggi alla Ex Telecom e con la Ex Telecom, simbolo di tutte le occupazioni abitative italiane, è necessario dimostrare che l’alta velocità in Val di Susa non la vogliamo, che le trivellazioni nell’Adriatico devono cessare, che le esercitazioni militari in Sardegna non hanno ragione di essere, che gli impianti Nato in Sicilia vanno smantellati, che i rifugiati sono i benvenuti e che l’unico posto in cui possono rifugiarsi fascisti, razzisti e uomini di Renzi si trova fuori dalla storia, al di fuori di qualunque umanità. Per questo alla Ex Telecom resistere si può, ma vincere bisogna.

TUTT* IN PIAZZA!

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