Le “case comuni” di un diritto

Recensione di Gennaro Avallone per “il manifesto” del 10 luglio 2015

Saggi. Il diritto all’abitare ne «La scintilla» di Cristiano Armati per Fandango. Democrazia radicale negli stabili occupati. Una storia di un movimento ostile all’ideologia delle grandi opere

La Scintilla di Cristiano ArmatiI movi­menti di lotta per il diritto alla casa ed all’abitare si sono mol­ti­pli­cati negli ultimi anni in Ita­lia, come in tutto il sud Europa, fino a spin­gere l’elezione di Ada Colau a sin­daco di Bar­cel­lona, ma l’attenzione della stampa, della sag­gi­stica e della ricerca sociale non è stata all’altezza di que­sta forza. Il libro La scin­tilla. Dalla Valle alla metro­poli, una sto­ria anta­go­ni­sta della lotta per la casa di Cri­stiano Armati, pub­bli­cato da Fan­dango, con­tri­bui­sce a col­mare que­sta lacuna, insieme ai lavori del col­let­tivo inter­na­zio­nale SqEK (Squat­ting Europe Kol­lec­tive) e di sin­goli ricer­ca­tori e ricer­ca­trici che stanno pro­po­nendo ana­lisi sul tema.
La scin­tilla rico­strui­sce la sto­ria pas­sata e recente del movi­mento per la casa, spe­cial­mente della realtà romana, ed ha il merito di pre­sen­tare ana­lisi e pro­po­ste emer­genti dall’interno dello stesso movi­mento. Un testo corale, dun­que, che pre­senta un pro­cesso in corso, capace di durata e con­qui­ste quo­ti­diane, dal blocco degli sfratti alle occu­pa­zioni di immo­bili vuoti. Ciò che è al cen­tro di que­sto libro è un per­corso col­let­tivo di riap­pro­pria­zione e di rispo­sta auto­noma alle assenze o alle pre­senze inte­res­sate delle isti­tu­zioni pub­bli­che, men­tre le città diven­tano sem­pre più ostili per una parte della popo­la­zione, con gli sfratti ese­guiti in cre­scita ver­ti­gi­nosa in tutta Ita­lia dal 2011, pari a 31.399 nel 2013, quasi tutti per morosità.

Il rac­conto si svolge in prima per­sona a par­tire dall’esperienza dell’autore, occu­pante con il suo nucleo fami­liare dopo il man­cato rin­novo del con­tratto di lavoro. La nar­ra­zione diretta faci­lita l’immersione del let­tore all’interno del movi­mento, accom­pa­gnato dalla sua colonna sonora, dalle can­zoni, dai cori e dagli slo­gan usuali nelle ini­zia­tive di lotta, che resti­tui­scono la scan­sione del tempo quo­ti­diano dell’impegno, dalle note di Azzurro a quelle di Que­sta casa non la mol­lerò di Ricky Gianco.

La sto­ria si svi­luppa dal primo Tsu­nami tour romano per la casa del 6 Dicem­bre 2012, con l’occupazione di diversi edi­fici inu­ti­liz­zati, pas­sando per la mani­fe­sta­zione in Val di Susa nell’estate del 2013, dopo la quale fu lan­ciata l’iniziativa nazio­nale della sol­le­va­zione del suc­ces­sivo 19 Otto­bre, fino allo sgom­bero ed alla resi­stenza delle occu­pa­zioni della zona Mon­ta­gnola nell’Aprile 2014. In que­sto periodo si è dif­fuso il pro­gramma poli­tico lan­ciato dai movi­menti sociali in Ita­lia: una sola grande opera, casa e red­dito per tutte e tutti. Un pro­gramma che coglie nel segno, per­ché indi­vi­dua la neces­sità di ribal­tare la poli­tica di Robin Hood al con­tra­rio — che favo­ri­sce cioè ban­che e imprese pri­vate — pro­mossa dallo Stato attra­verso le grandi opere. Una poli­tica che nega diritti e biso­gni fon­da­men­tali ad una parte cre­scente della popo­la­zione, com­po­sta soprat­tutto da ita­liani e migranti in con­di­zioni di pre­ca­rietà e disoc­cu­pa­zione o occu­pati con bassi salari. Una poli­tica di classe, siste­ma­tiz­zata dalla Legge obiet­tivo del 2001 e rilan­ciata dal decreto «Sblocca Ita­lia» del 2014, che si è fon­data sull’espropriazione della ric­chezza col­let­tiva a van­tag­gio di quella privata.

Il legame tra la lotta con­tro il Tav e quella per il diritto alla casa ed all’abitare è qui evi­dente. Sono lotte che pro­pon­gono di andare oltre la logica delle grandi opere e dell’espropriazione, per costruire un’alternativa poli­tica capace di inter­rom­pere la ten­denza al cre­scente impo­ve­ri­mento sociale ed all’aggressione ambien­tale. Que­sto legame si ritrova anche dal lato nega­tivo della sto­ria, nelle poli­ti­che di ordine pub­blico dello Stato — attra­verso le denunce per ter­ro­ri­smo dei mili­tanti No Tav o l’articolo 5 del Decreto Lupi con­tro l’occupazione abu­siva di immo­bili — ai cui rap­pre­sen­tanti Armati si rivolge più volte, chie­den­dosi quando, in un con­te­sto di ingiu­sti­zia cre­scente, «tra i dipen­denti sta­tali si dif­fon­derà un movi­mento di disob­be­dienza civile».

Il testo parla, però, anche del comune metodo poli­tico uti­liz­zato, quello della demo­cra­zia oriz­zon­tale, rap­pre­sen­tato da alcuni osser­va­tori esterni, come hann scritto alcuni gior­na­li­sti, come l’espressione di un con­trollo mafioso di una parte degli atti­vi­sti sui par­te­ci­panti alle occu­pa­zioni. È curioso che que­sta inter­pre­ta­zione venga vei­co­lata in una città che sta cono­scendo le vicende di «Mafia capi­tale», l’evidenza di un potere poli­tico ed eco­no­mico costruito sulla pelle delle aree sociali mag­gior­mente stig­ma­tiz­zate, quelle nor­mal­mente indi­vi­duate come col­pe­voli di ogni pro­blema: i rom, i senza casa, le fami­glie sfrat­tate, gli immigrati.

I movi­menti per la casa stanno met­tendo in discus­sione pro­prio que­sto, le poli­ti­che e le nar­ra­zioni raz­zi­ste e clas­si­ste, utili ad «evi­tare alleanze tra classi sociali disa­giate», men­tre con­ti­nuano ad ali­men­tare la pra­tica della soli­da­rietà e della coo­pe­ra­zione metic­cia: in altre parole, la scin­tilla del cambiamento.